Nel 1944 il Quadraro era definito dai nazifascisti il “nido di vespe”: un covo di partigiani, renitenti alla leva, sabotatori e oppositori al regime. Per questo il Generale Kappler ha condotto l’operazione ‘Balena’ che portò al rastrellamento di centinaia di uomini, tutti gli abili al lavoro e alla loro deportazione nei campi di concentramento tedeschi.
Simbolo di quei giorni, per gli abitanti del quartiere, è diventato don Gioacchino Rey.
Il parroco di Santa Maria del Buon Consiglio, si è prodigato per proteggere quante più persone possibile. Grazie alla sua idea di schedare i deportati, ad esempio, oltre alla memoria si è potuto provvedere a guerra finita a riconoscere le pensioni di guerra alle famiglie, come previsto dalla legge.
Proprio in quei giorni don Gioacchino faceva la spola tra il Quadraro e gli studi di Cinecittà dove erano tenuti i deportati, cercando di portare conforto e notizie agli arrestati e alle loro famiglie.
Con la sua caparbietà è riuscito a far liberare il medico della zona e il farmacista che hanno potuto riprendere la loro attività per le famiglie.
A oltre 70anni da quella ferita, ancora viva nella pelle degli abitanti di allora e dei loro discendenti, la Medaglia d’oro al Merito Civile alla Memoria conferita a don Gioacchino Rey è più di una onorificenza.
Come cittadina del quartiere, come storica, come parlamentare, per me ricordare la vicenda del “Parroco delle Trincee” , come lo chiamò PIO XII in ricordo e in omaggio alla sua missione, è un onore e un dovere. Una missione quella di non dimenticare e consegnare alle generazioni future non solo il ricordo, ma l’importanza del conseguimento e del mantenimento della libertà e della democrazia.
Non un dono, ma una conquista di chi ci ha preceduto e che abbiamo il dovere di consegnare a chi verrà dopo di noi.