Torno sulla mia odissea per uscire dall’aeroporto di Fiumicino di cui ho parlato qui perché mi ha fatto riflettere molto.
Chi ha pensato a creare un servizio cosi lungo per i passeggeri ha evidentemente messo al primo posto le esigenze organizzative e gestionali di compagnie, aeroporto e operatori, senza tenere in considerazione le persone con disabilitá che sono gli attori principali di quel servizio. Senza i quali non esisterebbe..
Già perché evidentemente si pensa che le persone con disabilitá abbiano tanto tempo davanti a sé, non abbiano impegni né appuntamenti lavorativi. Una vita in vacanza, insomma!
Lo stereotipo del disabile, quindi, dipinge le persone come perenni bambini, accuditi da genitori o assistenti, che devono trovare come impiegare il tempo tra una terapia e l’altra, che possono andare in vacanza.
In realtà, vorrei avvisare tutti, i disabili hanno una vita, impegni, un lavoro che magari li porta a girare come trottole.
E se si arriva tardi ad un appuntamento di lavoro per aver atteso mezz’ora e molto più per un meccanismo di assistenza che si inceppa, che si fa??